San benedetto, scritta Arciconfraternita, Santa Scolastica

Li soprannomi


Da bambino e ragazzo passavo tutte le estati dai nonni a Norcia divertendomi a giocare in strada con altri bambini; impossibile farlo a Roma. Quando poi era ora di pranzo o cena e tornavo a casa raccontavo le mie avventure alla nonna.

Dicevo che avevo giocato con Enzo e lei inevitabilmente domandava Enzo chi? Spiegato chi fosse il ragazzo lei di rimando replicava ”Ah, ajo capitu, saria lu nepote de Cazicalate”. Cazicalate pensavo io! Oh Dio con chi ho giocato! E mia nonna “Eh comme siè delicatu! E allora se te capitava lu fiju de lu Fessu o de Cacarella o de Culozozzo non ce giocavi?

A quel tempo (anni 50/60) ci si conosceva e ci si indicava per soprannome. Io mi presentavo come lu nepote de Giggetto de Puzzone ma se dovevo presentarmi a ‘na bardascia dicevo che ero lu nepote de Felicione facendo riferimento al nonno paterno (la presentazione mi sembrava più garbata...)

I cognomi richiedevano uno sforzo mentale a meno che non fossi un dipendente comunale o una guardia municipale. La guardia nell’elevare una contravvenzione non poteva certo elevarla a Peperone o a Soreca o a Ciancamatta!

Comunque a me, provenendo da Roma, la cosa sembrava bizzarra e per sicurezza chiedevo sempre al mio compagno di giochi di quale soprannome si appellasse. Così appresi che giocavo con i nipoti de la Jatta, de Chechele, de Zampilonghe, de lu Zagu, Tottolone o Mammarammero.

Tra la mia parentela annoveravo i soprannomi di Puzzone, Felicione, Sanguinacciu, Francimè, lu Nero e Sabina jò l’acqua, mentre per comparanza Mirluzzone e Mencione e per vicinanza Spira, Peppozzella, lu Schianciu, Totore, Pilliccittu, lu Pimpu e la Ticarola.

Da dove avevano origine questi soprannomi? Chissà. Alcuni si potevano capire vista la loro origine animale (Cucule, Cuniju, Suriciju, Moscone, Jupittu, Liofante e Lipiriju) o geografica (Belemme, lu Prussianu e Tripoli) e altri per la loro condizione (vera o presunta) come la Tana, lu Purittucciu e Filiciucciu o per i mestieri che facevano (Sfascione, Bicchinu, lu Ministru e lu Sparinu).

Le donne, a parte di essere le mogli o le figlie di Frarabbia o de lu Frichì o de Zighiju avevano nomi stroppiati alla nurcina, ad esempio Scolastica diventava Cucchina e comunque venivano chiamate in modo curioso (Crurinda, Coccola, ‘Mincinzina, Arcobasta, 'Ntunina, Cilistina, Lundegarda, Fiurina, Filiciola, Loretaccia e Dirfina).

Ora tutto è cambiato e si individua con i cognomi. E proprio se non si riesce a farsi capire allora si ricorre al soprannome: Anna? Ma chi Anna? Ah ajo capitu è la fija de Peppe lu Fornaiu issu de Felicione.

Chissà se un giorno non lontano digitando o pronunciando su Google un soprannome riusciremo a vedere sul monitor del nostro PC le foto dei tanto fantastici soprannomi e divertirci?... Ehhh beata modernità, se ci fosse ora nonna Giustina, atru che “dilicatu” mi direbbe “ma fiju mia quantu siè struitu”.

A.A. e A.U.

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